Gregori va sul dischetto: “Lo batto io” Campionato ‘92-’93, serie B, fine stagione: il portiere calcia un rigore, palla in curva

Chissà cosa avrà pensato Attilio Gregori in quel pomeriggio del 30 maggio 1993 quando Verona e Venezia si affrontarono in una delle ultime giornate di un campionato oramai senza pretese per entrambe. La formazione gialloblù di Edy Reja, partita con l’ambizione di conquistare la promozione in serie A, dopo la retrocessione dell’anno precedente, aveva ben presto alzato bandiera bianca. Così anche i lagunari che, oramai salvi, non avevano più nulla da chiedere a quella stagione. Sugli spalti poco più di un migliaio di spettatori, che avevano preferito l’amore per l’Hellas a una gita sul lago o in montagna. Con gli ospiti in vantaggio per 1-0 a dare un senso a una partita che un senso non aveva fu l’arbitro Bettin di Padova che decretò un calcio di rigore a favore del Verona. Lo svedese Prytz, rigorista designato, era già sotto la doccia mentre Lunini, prima alternativa, furbescamente tentennava.
A Gregori, che in allenamento ci aveva provato più volte, non sembrò vero di poter aver l’occasione per entrare nella storia gialloblù dalla porta principale. «Quando l’arbitrò fischio e vidi che Lunini non se la sentiva, pensai potesse essere la mia occasione. La Curva, inoltre, cantava sempre “segna per noi Attilio Gregori” e, quindi, non ci pensai un secondo. Attraversando il campo di gran carriera, mi ritrovai in un lampo dall’altra parte con il pallone sul dischetto pronto per essere calciato, proprio sotto il settore occupato dai tifosi gialloblù». L’esito, però, non fu quello sperato. «Mi sentivo molto tranquillo. Il mio sogno era quello di fare gol e andare a festeggiare sotto la curva. In curva, però, ci andò solo il pallone che invece di finire in porta andò ben oltre la traversa».
La partita, anche se il risultato contava gran poco, terminò comunque in parità, grazie alla rete messa a segno da solito Lunini. I suoi tifosi lo perdonarono senza se e senza mentre l’unico a storcere il naso fu il povero Eros Mazzi. «Si – confessa Gregori – lui ci rimase male e ricordo che mi disse “devi pensare a fare il portiere”. In fondo aveva ragione». Con la tifoseria, però, Gregori ha sempre avuto un legame particolare. «Il tifoso dell’Hellas da sempre guarda oltre il risultato, apprezzando l’impegno e l’attaccamento alla maglia. Il mio legame con loro è nato quasi subito e ancora oggi lo sento molto forte».
L’ultimo pensiero, prima del derby di domenica, lo dedica al Verona di oggi. «L’Hellas quest’anno sta facendo molto bene. Contro la Roma ha dominato per oltre un’ora subendo due reti casuali. Meritava senza dubbio la vittoria, Prima con Juric e ora con Tudor la squadra ha fatto vedere una mentalità europea, sulla falsariga dell’Atalanta. I complimenti sono per tutti, dalla società, al direttore sportivo, ai giocatori. Oggi bisogna essere orgogliosi di essere tifosi dell’Hellas».
Con quel rigore tentò di entrare nella storia ma Gregori un posto nella storia del club gialloblù se l’era già guadagnato e nessuno potrà mai toglierglielo.

Enrico Brigi